(DSM-IV Diagnosti and Statistical Manual, American Psychiatric Association, 1995 / ICD-10 International Classification of Diseases, OMS, 1992 )I disturbi dell’apprendimento presenti, sin dalla nascita, in soggetti con disabilità neurologica o sensoriale (per esempio: ritardo mentale, sordità) vanno distinti dai disturbi che si manifestano, durante l’età scolare, in soggetti con adeguate capacità cognitive, visive e uditive.
I criteri diagnostici sono i seguenti: 1) compromissione significativa dell’abilità scolastica specifica (il grado di compromissione riguarda meno del 3% della popolazione scolastica); precedenti disturbi dello sviluppo (ad esempio: ritardo del linguaggio); problemi associati (ad esempio: iperattività , disturbi della condotta); manifestazioni cliniche (anomalie che non fanno parte dello sviluppo normale); le difficoltà scolastiche non regrediscono rapidamente con un intervento a casa e/o scuola. 2) Il livello di apprendimento del soggetto deve essere inferiore a quello atteso per un bambino delle stessa età mentale. 3) La compromissione deve riguardare lo sviluppo, deve essere stata presente durante i primi anni di scolarizzazione e non acquisita più tardi nel corso del processo educativo. 4) Non devono essere presenti fattori esterni che causano le difficoltà scolastiche (ad esempio: assenze prolungate da scuola, istruzione inadeguata). Il bambino con disturbi dell’apprendimento I problemi del bambino con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA) (lettura, scrittura, calcolo, ecc…) non sono dovuti a : – Disturbi dell’intelligenza – Problemi emotivi o relazionali – Approccio sbagliato dei genitori o degli insegnanti – Pigrizia e svogliatezza – La definizione della gravità del disturbo dipende dall’età (per esempio: è sintomatico un ritardo di lettura pari a 2 anni in III° elementare e un ritardo di lettura pari a 2 anni in III° media) – La configurazione che il disturbo assume può variare con il progredire dell’età e della scolarizzazione . Dislessia La dislessia è caratterizzata da una difficoltà di apprendimento della capacità di lettura in bambini scolarizzati (misurata ai test standardizzati somministrati individualmente sulla precisione, sulla velocità, sulla comprensione), non causata da deficit sensoriali o da inadeguata istruzione scolastica. La lettura risulta stentata, poco espressiva e comunque sempre al di sotto delle richieste previste per l’età anagrafica, il livello intellettivo generale e l’istruzione adeguata all’età. La dislessia si connette quasi sempre con altri disturbi tanto che si preferisce parlare di sindrome dislessica , che comprende anche difficoltà nella scrittura e nei processi di lettura-scrittura del numero e del calcolo. Le normali variazioni nelle abilità di lettura si differenziano dalla dislessia , che può essere diagnosticata solo se al soggetto sono state fornite adeguate opportunità scolastiche e culturali, se il suo quoziente intellettivo risulta nella media e se non presenta deficit sensoriali che possano da soli spiegare i problemi di lettura. INDICATORI DI DISLESSIA Il bambino in età scolare: § ha acquisito con ritardo le normali competenze linguistiche § manifesta rapidità di pensiero e di azione § ha difficoltà ad imparare le filastrocche per bambini Il bambino fino ai 9 anni: § incontra una difficoltà ad imparare a leggere e a scrivere § è disattento ed ha scarsa capacità di concentrazione § Il bambino dai 9 ai 12 anni: § persiste negli errori nella lettura e/o possiede una scarsa comprensione dei contenuti § inverte o omette lettere e parole nella lettura e nella scrittura § è disorganizzato a scuola e a casa § ha difficoltà a copiare dalla lavagna o dal testo § vive sentimenti di mancanza di fiducia in se stesso e nelle sue capacità § trova molta difficoltà ad imparare le lingue straniere DIAGNOSI DIFFERENZIALE E’ clinicamente importante discriminare tra i disturbi evolutivi specifici delle abilità scolastiche che insorgono in assenza di condizioni neurologiche clinicamente diagnosticabili e quelli che sono secondari a qualche condizione neurologica come la paralisi cerebrale. I disturbi specifici delle abilità scolastiche vengono inclusi all’interno di quelli da alterato sviluppo psicologico (ad esempio: i disturbi specifici del linguaggio, della funzione motoria). La diagnosi differenziale prevede: – variazioni del rendimento scolastico entro i limiti (bassi) della norma – difficoltà scolastiche dovute a mancanza di opportunità, insegnamento carente, fattori culturali – difficoltà di apprendimento derivanti da disturbi della vista o dell’udito, a meno che le difficoltà di apprendimento siano in eccesso rispetto a quanto solitamente associato a questi deficit – ritardo mentale, salvo quei casi con livello di apprendimento (lettura, scrittura o calcolo) significativamente inferiore rispetto al livello atteso in base a scolarità e grado del ritardo mentale -disturbo Generalizzato dello Sviluppo, a meno che il livello scolastico sia significativamente inferiore alle attese in base a scolarità e funzionamento intellettivo. DISTURBO DELLA LETTURA Il Disturbo specifico della lettura prevede che il bambino sia: – incapace di acquisire i livelli prevedibili per quel che riguarda l’accuratezza, la velocità o la comprensione – produca distorsioni, sostituzioni o omissioni nella lettura ad alta voce; sia lento e faccia errori di comprensione sia nella la lettura ad alta voce sia nella lettura silenziosa. La natura del problema dipende dal livello di lettura atteso, dal tipo di linguaggio e dal sistema di scrittura. Nelle fasi iniziali di apprendimento di un sistema di lettura e scrittura di tipo alfabetico, vi possono essere difficoltà nel recitare l’alfabeto, nel riconoscere correttamente le lettere, nel fornire semplici rime per determinate parole e nell’analizzare o categorizzare suoni. In seguito, vi possono essere errori nella lettura ad alta voce consistenti in: a) omissioni , sostituzioni, distorsioni o addizioni di parole o parti di parole; b) lentezza della lettura; c) false partenze, lunghe esitazioni o perdita della posizione nel testo e stile non accurato; d) inversione di parole nelle frasi o di lettere all’interno delle parole. I deficit nella comprensione della lettura possono essere evidenziati anche da: a) un’incapacità di ricordare le cose lette; b) un’incapacità di trarre conclusioni o inferenze dal materiale letto; c) un uso di conoscenze di carattere generale piuttosto che di informazioni derivanti dalla lettura nel rispondere a quesiti su quanto letto. Il ritardo specifico della lettura; la dislessia evolutiva; la difficoltà della compitazione associata a un disturbo della lettura sono fattori inclusi nel disturbo specifico della lettura mentre sono esclusi: l’ alessia e dislessia acquisita; le difficoltà acquisite della lettura, secondarie a disturbo emotivo; il disturbo della compitazione non associato a difficoltà di lettura. DISTURBO SPECIFICO DI SCRITTURA O DISORTOGRAFIA Oltre a presentare difficoltà di lettura il bambino dislessico commette quasi sempre gravi errori ortografici di scrittura, compie errori nella scrittura o nella lettura dei numeri e nell’esecuzione di calcoli mentali e scritti, a volte scrive con una calligrafia incomprensibile. In questo senso, si parla di “sindrome dislessica ” che raggruppa una costellazione di disturbi che riguardano, oltre la lettura, anche la scrittura e il calcolo ( dislessia , disortografia , discalculia , disgrafia ). Dal punto di vista dei modelli del funzionamento mentale, questi disturbi devono essere tenuti ben distinti, in quanto si possono osservare casi, anche tra i bambini, che presentano selettivamente una sola tra queste difficoltà, risultando indenni negli altri compiti. La disortografia quale rilevante compromissione nello sviluppo delle capacità di scrittura ortografica prende in considerazione solo il processo di trascrizione, cioè : – il disturbo delle componenti del processo fonologico (errori e omissioni nella scelta dei fonemi) – il disturbo della componente del processo ortografico (errori nelle parole omofone). Gli errori più frequenti che il bambino disortografico compie nella lettura e nella scrittura sono: – incapacità di distinguere lettere molto simili per la forma (‘m’ e ‘n’; ‘ b’ e ‘d’; ‘p’ e ‘q’) o per il suono (‘d’ e ‘t’; ‘b’ e ‘p’); – inversione di lettere (‘ id ‘ per ‘ di’; ‘ lad ‘ per ‘dal’); – omissione di lettere o sillabe nell’ambito di una parola (‘doni’ per ‘ domani’); – sostituzione di intere parole nel corso di una prova (‘auto’ al posto di ‘aereo’); – mancanza di doppie; – nella composizione libera il testo è breve, il vocabolario povero, la composizione di parole in frasi inadeguata e la punteggiatura carente. DISTURBO SPECIFICO DELLE ABILITÀ ARITMETICHE Il disturbo implica una specifica compromissione della abilità aritmetiche che non è solamente spiegabile in base a un ritardo mentale globale o a un’istruzione scolastica inadeguata. Il deficit riguarda la padronanza delle abilità di calcolo fondamentali (addizione, sottrazione, moltiplicazione e divisione, piuttosto che le capacità di calcolo matematico più astratto coinvolte nell’algebra, trigonometria o geometria). Le prestazioni aritmetiche del bambino (valutate sulla base di un test aritmetico standardizzato somministrato individualmente) devono essere significativamente al di sotto del livello atteso in base alla sua età, al suo livello intellettivo generale e alla sua scolarizzazione. Le difficoltà di calcolo aritmetico non devono essere principalmente dovute a un insegnamento inadeguato o agli effetti diretti di deficit visivi, uditivi o neurologici e non devono essere state acquisite come risultato di patologie neurologiche, psichiatriche o di altro tipo. In contrasto con quanto accade per molti bambini con disturbi della lettura, i bambini con disturbo specifico delle abilità aritmetiche tendono ad avere capacità uditivo-percettive e verbali nella norma mentre le capacità visuopercettive e visuospaziali sono compromesse . Le difficoltà aritmetiche che possono verificarsi sono varie, tra le quali: un’incapacità a comprendere i concetti alla base di particolari operazioni aritmetiche; una mancanza di comprensione dei termini o dei segni matematici; il mancato riconoscimento dei simboli numerici; la difficoltà ad attuare le manipolazioni aritmetiche standard; la difficoltà di comprendere quali dati sono pertinenti al problema aritmetico in esame; la difficoltà ad allineare correttamente i numeri o a inserire decimali o simboli durante i calcoli; la difettosa organizzazione spaziale dei calcoli aritmetici; l’incapacità di apprendere in modo soddisfacente le tabelle della moltiplicazione. Il disturbo aritmetico evolutivo, la sindrome di Gerstmann evolutiva, l’ acalculia evolutiva sono fattori inclusi nel disturbo specifico delle abilità aritmetiche mentre sono esclusi: le difficoltà aritmetiche associate a un disturbo della lettura o della compitazione; le difficoltà aritmetiche attribuibili principalmente a un insegnamento inadeguato; disturbo aritmetico acquisito.
Disturbi multisistemici dello sviluppo I Disturbi Multisistemici dello Sviluppo riguardano bambini dai 0 ai 3 anni. I DMSS si collocano tra i Disturbi Pervasivi dello Sviluppo e i Disturbi della Regolazione. Le caratteristiche principali che li differenziano da queste altre due patologie, sono: 1. rispetto ai Disturbi Pervasivi dello Sviluppo, · Il disturbo relazionale è primario nei Disturbi Pervasivi mentre è flessibile e modificabile nel corso dell’intervento terapeutico nei casi di DMSS; · Il disturbo è permanente nel caso dei Disturbi Pervasivi, mentre è flessibile e modificabile nel corso dell’intervento terapeutico nei casi di DMSS. 2. rispetto ai Disturbi della Regolazione, · la differenza è basata sull’assenza, in questi ultimi, della difficoltà di relazione e di comunicazione. In pratica si può dire che i bambini che presentano DMSS hanno le stesse ed identiche caratteristiche di chi è affetto dal Disturbo Pervasivo dello Sviluppo. Quindi tali bambini presentano difficoltà di interazione sociale ed emotiva, difficoltà ad iniziare e/o mantenere una comunicazione o un rapporto di scambio comunicativo adeguato e, comportamenti ripetitivi, stereotipati con difficoltà di elaborazione e integrazione sensoriale. La differenza tra i DMSS e i DPS sta nel fatto che nei primi è presente una evoluzione positiva dei “sintomi” grazie ad un buon trattamento. Ovviamente, alcuni degli autori della Classificazione Diagnostica: 0-3 (Greenspan S.I. e Wieder S.) sottolineano come sia di fondamentale importanza in tal senso una diagnosi precoce. Il motivo sta nel fatto che nei primissimi mesi di vita gli aspetti genetici, lo sviluppo psicofisico e gli aspetti dell’ambiente di vita del bambino interagiscono “in rete” e in maniera profonda, formando delle connessioni nervose modulate proprio da queste esperienze precoci. Quindi la diagnosi tempestiva, permette un intervento precoce che va ad incidere non solo sulla “ri-abilitazione” delle competenze del bambino, ma anche sull’ambiente di vita dello stesso, cioè sui genitori. E’ infatti fortemente consigliato prevedere dei colloqui con i genitori per aiutare il bambino a utilizzare dei comportamenti adeguati allo sviluppo, per cambiare la modalità relazionale con lui qual’ora ce ne fosse bisogno, per rendersi consapevoli del rapporto con il proprio figlio all’interno anche della famiglia allargata, ma anche per fare in modo che i genitori abbiano tutte le informazioni adeguate sul tipo di patologia direttamente dal professionista anziché affidarsi ad un “fai-da-te” che potrebbe essere fuorviante. Questo significa che il genitore deve passare molto tempo con suo figlio, tempo in cui si deve dedicare alla sua educazione, al suo sviluppo, allo stabilirsi di una relazione tra lui e suo figlio il più adeguata possibile. E’ fondamentale che il bambino con DMSS sia stimolato in principal modo dai genitori, più che da qualsiasi altra persona, passando più tempo con lui di quanto farebbe un genitore di un bambino normodotato. Spesso infatti, i professionisti dichiarano che è importante un passaggio da un “setting di tipo intensivo” ad uno che coinvolge l’ambiente a 360°. Ovviamente nei primi anni di vita, 0-3 appunto, i genitori sono coloro che passano la maggior parte del tempo con il loro bambino. Inoltre, è necessario che l’attenzione deve essere rivolta al bambino anche da parte di professionisti tramite sedute di gioco condiviso, di logoterapia, di terapia occupazionale a frequenza plurisettimanale. Gli obiettivi della terapia saranno: · facilitare il bambino a percepirsi come un individuo in grado di interagire con gli altri; · Insegnare al bambino che possiede una propria iniziativa che può esprimere; · Insegnare al bambino a venire a contatto con le sue emozioni e la differenziazione delle stesse anche a livello comportamentale; · Il passaggio dal pensiero concreto ad uno più astratto. In conclusione, si può dire che è importante improntare un intervento integrato sul bambino che presenta un DMSS che vede interessati sia l’ambiente più strettamente terapeutico sia l’ambiente familiare. I genitori, quindi, devono essere direttamente coinvolti nella relazione con il bambino e fungere da regolatori relazionali ed emotivi del loro figlio e, educarlo nonostante le maggiori difficoltà che possono incontrare.
BibliografiaAmmaniti M. (a cura di), (2001), “Manuale di psicopatologia dell’infanzia”, Raffaello Cortina Editore.
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